Il mondo della luna, libretto, Firenze, Giovannelli, 1751

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Cortile nella casa d’Ecclittico con specula, canocchiale, notte con luna.
 
 CORO
 
    Bella dea del terzo cielo
 con gl'influssi tuoi felici,
 or ch'ascoso è il dio di Delo,
 tu consola i buoni amici,
5dona ognor buona fortuna
 agli amanti della luna.
 
 ECCLITTICO
 Basta, basta, discepoli,
 alla triforme dea le voci giunsero;
 esauditi sarete in breve termine.
10Su via, tosto sugli omeri
 prendete l'arcimassimo
 mio canocchial novissimo.
 Dirizzatel su la specula
 perpendicolarmente inver l'ecclittica,
15vuo' veder se avvicinasi
 de' due pianeti il sinodo,
 id est quando la luna al sol congiungesi,
 che dal mondo volgare ecclissi appellasi.
 Andate, andate subito
20pria che Cintia ritorni al suo decubito.
 Oh le gran belle cose
 che a intendere si danno
 a quei che poco sanno per natura!
 Oh che gran bel mestier ch'è l'impostura!
25Chi finge di saper accrescer l'oro,
 chi cavar un tesoro,
 chi dispensa secreti,
 chi parla dei pianeti,
 chi vende mercanzia
30di falsa ippocrisia,
 chi finge nome, titolo e figura,
 oh che gran bel mestier è l'impostura!
 Io fo la parte mia
 con finta astrologia,
35ingannando egualmente i sciocchi e i dotti,
 che un bravo cacciator trova i merlotti.
 Eccone uno; ecco quel buon cervello
 del signor Buonafede.
 A lui, che tutto crede,
40con una macchinetta,
 inventata dal mio sottile ingegno,
 far un colpo galante ora m'impegno.
 
 SCENA II
 
 BUONAFEDE e detto
 
 BUONAFEDE
 Si puol entrar?
 ECCLITTICO
                               Sì, venga; mi fa grazia.
 BUONAFEDE
 Servo signor Ecclittico;
45in che cosa si sta qui divertendo?
 ECCLITTICO
 Nella speculazion di varie stelle
 stav'or considerando
 l'analogia che unisce
 alle fisse l'erranti,
50al capo di Medusa il Can celeste,
 al cuore del Leon la Spiga d'oro
 ed all'Orsa maggior l'occhio del Toro.
 BUONAFEDE
 Oh bellissime cose!
 Anch'io d'astrologia son dilettante
55ma quel che mi dà pena
 è il non saper trovar dottrina alcuna
 che mi sappia spegar cos'è la luna.
 ECCLITTICO
 La luna è un corpo diafano
 che dai raggi del sol è illuminato;
60ma in quel bel corpo luminoso e tondo
 che credete vi sia? V'è un altro mondo.
 BUONAFEDE
 Oh che cosa mi dite!
 Colà v'è un altro mondo?
 Ma cosa son quei segni
65che si vedon nel corpo della luna?
 So che un giorno mia nonna,
 la qual non era sciocca,
 mi disse ch'ella avea gli occhi e la bocca.
 ECCLITTICO
 Scioccherie, scioccherie. Le macchie oscure
70son del mondo lunar colline e monti.
 Non già monti sassosi,
 come da noi veggiam, ma son formati
 di una tenue materia,
 la qual s'arrende e cede
75alla pression del piede;
 indi s'alza bel bello e non si spacca.
 Onde l'uomo cammina e non si stracca.
 BUONAFEDE
 Oh che bel mondo! Ma ditemi, amico,
 come siete arrivato
80a scoprir cosa tale?
 ECCLITTICO
 Ho fatto un canocchiale
 che arriva a penetrar cotanto in dentro
 che veder fa la superfice e il centro.
 Individua non solo
85i regni e le provincie
 ma le case, le piazze e le persone.
 Col mio canocchialone
 posso veder lassù per mio diletto
 spogliar le donne quando vanno a letto.
 BUONAFEDE
90Oh bellissima cosa!
 Ma dite, non potrei,
 caro Ecclitico mio,
 col vostro canocchial veder anch'io?
 ECCLITTICO
 Perché no? Benché io sia
95solo inventor della mirabil arte,
 voglio che ancora voi ne siate a parte.
 BUONAFEDE
 Obbligato vi sono e vi sarò,
 vedrete poi per voi cosa farò.
 ECCLITTICO
 Nella specula entrate,
100nel canocchial mirate.
 Cose belle vedrete,
 cose rare, per cui voi stupirete.
 BUONAFEDE
 Ma chi son quei signori
 che dove io deggio entrar vengono fuori?
 ECCLITTICO
105Sono scolari miei,
 amanti della luna come lei.
 BUONAFEDE
 Servitor obbligato.
 
 SCENA III
 
 Gli scolari escono dalla specula e s’inchinano a BUONAFEDE
 
 ECCLITTICO
 Olà, Claudio, Pasquino,
 la macchina movete,
110fate ch'ella s'appressi al canocchiale,
 onde mirando in quella
 il signor Buonafede
 movere le figure ad una ad una
 creda mirar nel mondo della luna.
115Quanti sciocchi mortali
 con falsi canocchiali
 credono di veder la verità
 e non sanno scoprir le falsità.
 Quanti van scrutinando
120quello che gli altri fanno
 e sé stessi conoscere non sanno. (Si vede accostar alla cima del canocchiale una macchina illuminata, dentro la quale si muovono alcune figure)
 Il signor Buonafede
 ora di veder crede
 le lunatiche donne sol lassù
125e lunatiche sono ancor quaggiù. (Buonafede esce dalla specula ridendo)
 BUONAFEDE
 Ho veduto, ho veduto.
 ECCLITTICO
                                           E cosa mai?
 BUONAFEDE
 Ho veduto una cosa bella assai.
 
    Ho veduto una ragazza
 far carezze ad un vecchietto.
130O che gusto, oh che diletto
 che quel vecchio proverà.
 
    Oh che mondo benedetto,
 oh che gran felicità! (Torna nella specula)
 
 ECCLITTICO
 Se una ragazza fa carezze a un vecchio,
135non la sprona l'amor ma l'interesse.
 Lo vezzeggia, lo adora
 ma che crepi il meschin non vede l'ora. (Buonafede esce dalla specula)
 BUONAFEDE
 Oh questa assai mi piace!
 ECCLITTICO
                                                  Che vuol dire?
 BUONAFEDE
 Ho veduto il contrario
140di quello che fra noi si suol usare
 e fra un uomo e una donna praticare.
 
    Ho veduto dall'amante
 per lo naso esser menata
 certa donna innamorata
145che chiedeva invan pietà.
 
    Oh che usanza prelibata!
 O si usasse ancora qua!
 
 ECCLITTICO
 E qui ancor si useria,
 se gli uomin non patisser di pazzia.
 BUONAFEDE
150Caro signor Ecclittico,
 ho veduto gran cose;
 e per farvi veder che son contento
 questa borsa tenete.
 ECCLITTICO
                                        Oh meraviglio!
 BUONAFEDE
 Eh prendetela, via, che io così vuo'.
 ECCLITTICO
155Se volete così, la prenderò.
 BUONAFEDE
 Doman ci rivedrem.
 ECCLITTICO
                                        Siete padrone.
 BUONAFEDE
 Certo, quel canocchiale è assai ben fatto;
 tutto, tutto si vede; oh gusto matto!
 
    La ragazza col vecchione,
160uh carina bel piacere!
 Avess'io sì buon boccone,
 bravo, bravo, oh bel vedere!
 Una donna per lo naso,
 che bel colpo! Che bel caso!
165Oh che mondo benedetto!
 Oh che gran felicità!
 
    Che piacere, che diletto,
 oh che gusto che mi dà! (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ECCLITTICO, poi ERNESTO e MOSCA
 
 ECCLITTICO
 Io la caccia non fo alle sue monete
170ma vorrei, se potessi,
 la sua figlia Clarice,
 custodita con tanta gelosia,
 torla dalle sue mani e farla mia.
 ERNESTO
 Amico, vi son schiavo.
 ECCLITTICO
175Servo, signor Ernesto.
 MOSCA
                                           Riverisco
 il signor secretario della luna.
 ECCLITTICO
 Sei pazzo e tal morrai.
 ERNESTO
                                           Veduto uscire
 ho dalla vostra casa
 il signor Buonafede. È vostro amico?
 ECCLITTICO
180Amico ed amicone
 della mia strepitosa professione.
 ERNESTO
 Egli ha una bella figlia.
 ECCLITTICO
                                             Anzi n'ha due.
 MOSCA
 Anzi rassembra a me
 che colla cameriera n'abbia tre.
 ERNESTO
185Son di Flaminia amante.
 ECCLITTICO
 Ed io Clarice adoro.
 MOSCA
 Per Lisetta ancor io spasimo e moro.
 ERNESTO
 L'ho chiesta a Buonafede
 ed ei me l'ha negata.
 ECCLITTICO
190Spera di maritar le proprie figlie
 con principi e signori.
 MOSCA
                                           E così spera
 a un signor maritar la cameriera.
 ECCLITTICO
 Corrisponde Flaminia all'amor vostro?
 ERNESTO
 Mi ama con tutto il cor.
 MOSCA
                                             La mia Lisetta
195per le bellezze mie par impazzita.
 ECCLITTICO
 E Clarice è di me pur invaghita.
 Ditemi, vogliam noi
 rapirle a questo pazzo?
 ERNESTO
                                             Il ciel volesse!
 ECCLITTICO
 Secondatemi dunque e non temete.
 MOSCA
200Un ottimo mezzan so che voi siete.
 ECCLITTICO
 A danar come state?
 ERNESTO
                                        Quando occorra,
 io vuoterò l'erario.
 MOSCA
 Io sacrificherò tutto il salario.
 ECCLITTICO
 Andiamo. Ho un macchinista
205che prodigi sa far. Con il mio ingegno
 oggi di far m'impegno
 che il signor Buonafede, ch'è un baggiano,
 le tre donne ci dia colla sua mano.
 MOSCA
 Oh bravo!
 ERNESTO
                      E come mai?
 ECCLITTICO
                                                Tutto saprete.
210Preparate monete,
 preparate di far quel che dirò
 e la parola mia vi manterrò.
 
    Se non manca danaro ed ingegno
 usciremo ben presto d'impegno,
215temo solo... Sto zitto, non parlo,
 più non ciarlo, credetelo a me.
 
 SCENA V
 
 ERNESTO e MOSCA
 
 MOSCA
 Costui dovrebbe al certo
 esser ricco sfondato.
 ERNESTO
                                        E a che motivo?
 MOSCA
 Perché a far il mezzano
220egli non ha difficoltade alcuna.
 Ed è questo un mestier che fa fortuna.
 ERNESTO
 Tu dici male; Ecclittico è sagace
 e se in ciò noi compiace
 il fa perché Clarice ei spera ed ama.
 MOSCA
225Ho inteso, ho inteso. Ei brama
 render contenti i desideri suoi
 e vuol far il piacer pagar a noi.
 ERNESTO
 Orsù taci e rammenta
 chi son io, chi sei tu.
 MOSCA
230Per cent'anni, padron, non parlo più.
 ERNESTO
 Vado in questo momento
 danaro a provveder. Tu va', m'attendi
 d'Ecclittico all'albergo, ove domani,
 mercé il di lui talento,
235spero che l'amor mio sarà contento.
 
    Grandi è ver son le mie pene
 nel pensar al caro bene
 ma il mio cor si strugge intanto,
 benché speri un dì pietà.
 
240   Il mio spirto resta oppresso
 né ravviso più me stesso
 e consola questo pianto
 la perduta libertà.
 
 SCENA VI
 
 MOSCA solo
 
 MOSCA
 Qualche volta il padrone mi fa ridere.
245Ei segue il mondo stolido
 che cambia a tutto il termine
 e il nome cambia ben e spesso agli uomini.
 Per esempio a un ippocrita
 si dice uom divotissimo;
250all'avaro si dice un bravo economo
 e generoso vien chiamato il prodigo.
 Così appella talun bella la femina,
 perché sul volto suo la biacca semina.
 
    Mi fanno ridere
255quelli che credono
 che quel che vedono
 sia verità.
 
 SCENA VII
 
 Camera.
 
 FLAMINIA, CLARICE
 
 CLARICE
 Eh venite, germana.
 Andiam su quella loggia
260a goder della notte il bel sereno.
 FLAMINIA
 Se il genitore austero
 ci ritrova colà, misere noi.
 CLARICE
 Che badi a' fatti suoi.
 Ci vuol tener rinchiuse,
265e dall'aria difese,
 come fossimo noi tele di ragno?
 FLAMINIA
 Finché noi siam soggette
 al nostro genitor convien soffrire.
 CLARICE
 Ma io per vero dire,
270stanca di questa soggezion noiosa,
 non veggo l'ora di esser fatta sposa.
 FLAMINIA
 E quando sarem spose
 avrem di soggezion finiti i guai?
 Anzi sarem soggette più che mai.
 CLARICE
275Eh sorella, i mariti
 non son più tanto austeri.
 Aman la libertade al par di noi
 ed abbada ciascuno ai fatti suoi.
 FLAMINIA
 Se l'accordasse il padre,
280spererei con Ernesto esser felice.
 CLARICE
 Lo spererei anch'io
 con Ecclitico mio.
 FLAMINIA
 Quell'Ecclitico vostro
 è un uom ch'altro non pensa
285che a contemplar or l'una, or l'altra stella.
 CLARICE
 Questo è quello, sorella,
 che in lui mi piace più,
 finché ei pensa alla luna ovvero al sole,
 la sua moglie farà quello che vuole.
 FLAMINIA
290Ma il genitor, io temo,
 non vorrà sodisfarci.
 CLARICE
                                        Evvi in tal caso
 un ottimo espediente.
 Maritarci da noi senza dir niente.
 FLAMINIA
 Ciò so che non conviene a onesta figlia
295ma se amor mi consiglia,
 e il padre a me si oppone,
 io temo che all'amor ceda ragione.
 
    Amor mi fa sperare
 ch'il mio cuor sarà;
300ah, ah, che del suo affetto
 geloso cor in petto
 troppo temer mi fa.
 
    Per me pietosi i dei
 sperar anch'io vorrei
305ma poi non so che fia,
 sento che l'alma mia
 pace trovar non sa.
 
 SCENA VIII
 
 CLARICE, poi BUONAFEDE
 
 BUONAFEDE
 Brava signora figlia,
 v'ho detto mille volte
310che non uscite dalla vostra stanza.
 CLARICE
 Ed io tant'altre volte
 mi sono dichiarata
 che non posso soffrir di star serrata.
 BUONAFEDE
 E ben, bene fraschetta,
315so io quel che farò.
 CLARICE
                                     Sì castigatemi;
 scacciatemi di casa e maritatemi.
 BUONAFEDE
 Se io ti maritassi,
 non castigarei te ma tuo marito.
 Né castigo maggior dar gli potrei,
320quanto una donna pazza qual tu sei.
 CLARICE
 Io pazza? V'ingannate.
 Pazza sarei qualora
 mi lasciassi un po' troppo intimorire
 e avessi per rispetto a intisichire.
 
325   Son ragazza da marito
 e lo voglio, già il sapete,
 e se voi non mel darete,
 da me stessa il prenderò.
 
    Ritrovatemi un partito
330che sia proprio al genio mio
 o lasciate, farò io.
 Se lo cerco il troverò.
 
 SCENA IX
 
 BONAFEDE, poi LISETTA
 
 BUONAFEDE
 Se mandarla potessi
 nel mondo della luna, avrei speranza
335castigata veder la sua baldanza.
 LISETTA
 Serva signor padrone.
 BUONAFEDE
                                           Addio Lisetta.
 LISETTA
 Vuol cenare?
 BUONAFEDE
                           È anco presto, aspetta un poco.
 LISETTA
 Ho posta già la sua pappina al foco.
 BUONAFEDE
 Brava, brava. Lisetta, oh se sapessi
340le belle cose che ho vedute!
 LISETTA
                                                    E cosa
 ha veduto di bello?
 BUONAFEDE
 Ho avuto la fortuna
 di mirar dentro al tondo della luna.
 LISETTA
 (Ecco la sua pazzia).
 BUONAFEDE
                                        Senti, può darsi...
345Sai che ti voglio ben. Può darsi ancora,
 se tu mi sei fedel, se non ricusi
 di darmi un po' d'aiuto,
 ch'io ti faccia veder quel che ho veduto.
 LISETTA
 Sapete pur ch'io sono
350vostra serva fedele e se mi lice
 vostra tenera amante
 (invaghita però sol del contante).
 BUONAFEDE
 Quand'è così, mia cara,
 della ventura mia ti voglio a parte.
355Vedrai d'un uomo l'arte
 quanto può, quanto vale;
 le prodezze vedrai d'un canocchiale.
 LISETTA
 Vorrei che un canocchial si desse al mondo
 da cui vedeste il fondo
360del mio povero cor che sol per voi
 arde d'amore e fede.
 (Egli è pazzo da ver se me lo crede).
 BUONAFEDE
 Per rimirar là dentro
 in quel tuo cor sincero
365serve di canocchial il mio pensiero.
 Vedo che mi vuoi bene,
 vedo che tu sei mia.
 LISETTA
 (Ma non vede che questa è una pazzia).
 BUONAFEDE
 Senti, vuo' che facciamo un po' all'amore.
 LISETTA
370Corrisponder saprovvi alla mia moda.
 BUONAFEDE
 Come sarebbe a dire?
 LISETTA
 Or or ve lo dirò, state a sentire.
 
    Il padron colla padrona
 fa l'amor con nobiltà.
375Noi andiamo giù alla buona
 senza tanta civiltà.
 
    Dicon quelli: «Idolo mio
 peno, moro, smanio, oh dio!»
 Noi diciam senza altre pene:
380«Mi vuoi ben, ti voglio bene»
 e facciamo presto presto
 tutto quel che s'ha da far.
 
 SCENA X
 
 BUONAFEDE, poi ECCLITICO
 
 BUONAFEDE
 È poi la mia Lisetta
 una bona ragazza.
385Non è di quelle serve impertinenti
 che quando hanno la grazia del padrone
 vogliono in casa far le satrapone.
 ECCLITTICO
 Ehi, signor Buonafede, (Di dentro)
 si puol entrar?
 BUONAFEDE
                              Oh capperi, chi è qui?
390Venite, signorsì,
 cos'è tal novità?
 Qualche cosa di grande vi sarà.
 ECCLITTICO
 Compatite s'io vengo
 in quest'ora importuna a disturbarvi.
395Un segno d'amicizia io vengo a darvi.
 BUONAFEDE
 O che buona ventura a me vi guida?
 ECCLITTICO
 V'è nessun che ci ascolti?
 BONAFEDE
                                                No, siam soli.
 Parlate pur con libertà.
 ECCLITTICO
                                             Voi siete
 l'unico galantuom ch'io stimo ed amo,
400onde vi vengo a usar per puro affetto
 un atto d'amicizia e di rispetto.
 BUONAFEDE
 Obbligato vi son. Ma che intendete
 voler dire con ciò?
 ECCLITTICO
                                    Vengo da voi
 per sempre a licenziarmi.
 BONAFEDE
                                                  Oh dei! Per sempre?
405Ditemi, cosa fu?
 ECCLITTICO
 Amico, addio. Non ci vedrem mai più.
 BONAFEDE
 Voi mi fate morir. Ma perché mai?
 ECCLITTICO
 Tutto confido a voi. Sappiate, amico,
 che il principe e signore
410del bel mondo lunar con lui mi vuole.
 Io fra pochi momenti
 sarò insensibilmente
 trasportato lassù per mio destino
 e sarò della luna cittadino.
 BONAFEDE
415Come! È vero? Oh gran caso! Oh me infelice,
 se resto senza voi! Ma in qual maniera
 la voce di lassù poté arrivare?
 ECCLITTICO
 Là nel mondo lunare
 un astrologo v'è come son io
420che ha fatto un canocchial simile al mio.
 Congiunti nella cima i canocchiali
 e levato il cristallo, o sia la lente,
 facilissimamente
 sento quel che si dice là in quel mondo
425e col metodo stesso anch'io rispondo.
 BONAFEDE
 Oh prodigio! Oh prodigio! Ed in che modo
 sperate andar tant'alto?
 Dalla terra alla luna vi è un gran salto.
 ECCLITTICO
 Tutto vuo' confidarvi.
430Pel canocchiale istesso
 il principe lunare
 certo liquor m'ha fatto tramandare
 che quando il beverò
 leggiermente alla luna io volerò.
 BONAFEDE
435Amico, ah se voleste
 aiutar mi potreste.
 ECCLITTICO
                                     E come mai?
 BONAFEDE
 Col darmi un pochettin di quel liquore
 che v'ha mandato il vostro gran signore.
 ECCLITTICO
 (Eccolo nella rete).
 BONAFEDE
                                     E poi anch'io
440verrò lassù con voi.
 ECCLITTICO
                                      Ma non vorrei
 che se n'avesse a mal sua maestà.
 BUONAFEDE
 È un signor di buon cor, non parlerà.
 ECCLITTICO
 Orsù mi siete amico.
 Vi voglio soddisfar. Quest'è il liquore,
445giacché non v'è nessuno,
 vuo' che ce lo beviam metà per uno.
 BUONAFEDE
 E poi come faremo?
 ECCLITTICO
 E poi ci sentiremo
 sottilizzar le membra in forma tale
450che andremo in su, come se avessim l'ale.
 BUONAFEDE
 Beverei ma non so.
 Sono fra il sì e il no.
 ECCLITTICO
 Compiacervi credevo;
 se pentito già siete, io solo bevo.
 BUONAFEDE
455Non lo bevete tutto
 per carità.
 ECCLITTICO
                      Tenetemi, che ormai
 mi sembra di volare. Oh me felice!
 Che singolar fortuna!
 Or or sarò nel mondo della luna.
 BUONAFEDE
460Cos'avete negli occhi?
 Parete spiritato.
 ECCLITTICO
 Dallo spirto lunar sono invasato.
 Addio. Vado.
 BUONAFEDE
                           Fermate.
 Voglio venir anch'io.
 ECCLITTICO
                                        Ecco, tenete
465il resto del liquor dunque e bevete.
 BUONAFEDE
 Ma le figliuole mie? Ma la mia serva?
 ECCLITTICO
 Quando sarete là
 grazia per esse ancor s'impetrerà.
 Vado, vado.
 BUONAFEDE
                         Son qui. Bevo, aspettate. (Beve)
 ECCLITTICO
470(Bevi, buon pro ti faccia.
 Io bevuto non ho. Fra pochi istanti
 dal sonnifero oppresso e addormentato
 crederà nella luna esser portato).
 BUONAFEDE
 Ecco bevuto ho anch'io.
475Mondo, mondaccio rio,
 per sempre t'abbandono.
 Uomo sopralunar fatto già sono.
 Oimè sento un gran foco.
 ECCLITTICO
 Soffrite. A poco a poco
480tramutar sentirete
 tutte le vostre membra e goderete.
 BUONAFEDE
 Par che mi venga sonno.
 ECCLITTICO
                                               Ecco l'effetto
 che fa il liquor perfetto.
 BUONAFEDE
 Non posso star in piedi.
 ECCLITTICO
                                              Accomodatevi.
485State pronto a salire e consolatevi.
 BUONAFEDE
 Mi sembra di volar.
 ECCLITTICO
                                       Lo credo anch'io.
 BUONAFEDE
 Caro Ecclittico mio,
 ditemi dove sono. In terra o in aria?
 ECCLITTICO
 Vi andate a poco a poco sollevando.
 BUONAFEDE
490Mi vo sottilizzando;
 ma come uscir potrem... da questa stanza?
 ECCLITTICO
 Abbiamo in vicinanza
 un ampio finestrone.
 BUONAFEDE
 Vado, vado, senz'altro.
 ECCLITTICO
                                           (Oh che minchione!)
 BUONAFEDE
 
495   Vado, vado, volo, volo.
 
 ECCLITTICO
 
 Bravo, bravo, mi consolo.
 
 BUONAFEDE
 
 Dove siete?
 
 ECCLITTICO
 
                         Volo anch'io.
 
 BUONAFEDE, ECCLITTICO A DUE
 
 Addio mondo, mondo addio. (Escono Clarice e Lisetta)
 
 CLARICE
 
 Caro padre, cosa c'è?
 
 LISETTA
 
500Padron mio, che cos'è?
 
 BUONAFEDE
 
    Vado, vado, volo, volo.
 
 LISETTA, CLARICE A DUE
 
 Dove, dove?
 
 ECCLITTICO
 
                          Oh che fortuna!
 
 BUONAFEDE
 
 Vo nel mondo della luna.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 More, more, oimè che more!
 
 BUONAFEDE
 
505Oh che gusto, oh che diletto!
 
 ECCLITTICO
 
 Viva viva, oh che fortuna!
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 More, more.
 
 BUONAFEDE
 
                          Cara luna,
 vengo, vengo, vengo a te. (S’addormenta)
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
    More, more, presto, presto.
510Qualche spirto troverò.
 Presto, presto tornerò. (Partono)
 
 ECCLITTICO
 
    Il bon sonnifero
 gli offusca il cerebro.
 Portar dagli uomini
515via lo farò.
 
    Fabrizio, Prospero (Vengono due servi)
 su via prendetelo
 e là portatelo
 nel mio giardin. (Portano via Buonafede)
 
520   Le donne tornano
 e si disperano,
 perché già credono
 morto il meschin. (Tornano Clarice e Lisetta)
 
 CLARICE
 
    Povero padre, ahi che morì.
 
 LISETTA
 
525Ahi, che di viver tosto finì.
 
 ECCLITTICO
 
 No, non piangete, non è così.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Ahi, che di vivere tosto finì.
 Ahi, che tormento, ahi che morì.
 
 ECCLITTICO
 
 Fe' testamento, eccolo qui.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
530Ahi che tormento, ahi che morì!
 
 ECCLITTICO
 
    «Lascio a Clarice seimila scudi,
 se di sposarsi risolverà».
 
 CLARICE
 
 Era mortale, questo si sa.
 
 ECCLITTICO
 
    «Lascio a Lisetta cento ducati,
535quando il marito ritroverà».
 
 LISETTA
 
 Era assai vecchio; questo si sa.
 
 ECCLITTICO
 
    Povero vecchio, più nol vedrete!
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Ahi che tormento che voi mi date.
 
 ECCLITTICO
 
 Pronta è la dote, se la volete.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
540Mi fate ridere; mi consolate.
 Viva chi vive.
 
 A TRE
 
                            Chi è morto è morto.
 Dolce conforto la dote sarà.
 
 Fine dell’atto primo